(D.M.T. Rec.) Pavor Nocturnus nasce dal teatro. Eugenio Mazza, ideatore del progetto, all’origine scrive musiche per spettacoli teatrali. La prima opera nata successivamente alle prime realizzazioni per il palco, si intitola “Trilogia Teatrale”, un EP in cui ogni brano è «ispirato a uno spettacolo teatrale: “Le serve” di J. Genet, “Il Minotauro” di F. Durrenmatt e “Cassandra” di C. Wolf, un tentativo di mettere in musica la voce di mostri, diversi ed oppressi». “Streghe” è il primo album e fonda il suo essere su elettronica, dark ambient, drum ‘n’ bass oltre a un concept che si «basa sulla fascinazione e il terrore suscitato da queste figure e dalla loro ritualità». Pavor Nocturnus è, a volerlo scrivere in modo semplice, un atmospheric electro-dark fatto in maniera diretta, ragionata e comprensibile. “Streghe” avanza su territori certamente oscuri, ma facendolo con consequenzialità e senza smarrire l’ascoltatore: in buona sostanza questi ventuno minuti rappresentano una narrazione lineare. “The Three Beggars” è sospiri e atmosfere intasate di buio, mentre “The Great Ritual” è un crescendo drammatico di un sabba e proprio “Sabbath” è la sua massima espressione con un incedere oscuro prima e raffinatamente elettronico poi. “Malleus Maleficarum” è un sottile techno-hardcore con reminiscenze industrial e la bonus “Scherzo Sabbatico” una nenia da carillon e dunque graziosa e inquietante insieme. Cinque pezzi, cinque riferimenti alle streghe e cinque puntelli di riti antichi, sconosciuti e rivisti attraverso una composizione libera ma oltremodo coinvolgente. Ascoltate QUI.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10