(Antiq) Debuttano i francesi Paydretz, provenienti dall’Ovest del paese., un trio è composto da membri di altre band della scena black d’oltralpe: Geoffroy (Wÿntër Ärvń, Skyforger, Batards du Nord, Cruachan), impegnato in composizione, testi, voci, cori e cornamusa, Sven Avel Viz (Tan Kozh, Avel, Himinbjorg, Belenos) a chitarre e batteria, ed infine Michel de Malvoisin (Véhémence, Hanternoz, Grylle) alle altre chitarre. Ma il gruppo ha anche ospitato un nutrito manipolo di altri artisti, sempre appartenenti alla scena, coinvolti in strumenti tradizionali quali la ghironda, oppure alle voci maschili e femminili, sia cantate che parlate. L’idea di base è un concept molto corposo e epico che tratta delle guerre di Vandea e dei Chouans, ovvero quei conflitti che scoppiarono in Francia al tempo della rivoluzione (tra il 1793 e il 1796), che videro i devoti al re insorgere contro il governo rivoluzionario, per ristabilire la monarchia assoluta dei Borboni e opporsi alle misure restrittive imposte al culto cattolico. La storia, i fatti, vengono esposti dalla band con black metal intenso e feroce, comunque molto ricco melodia, di parentesi folk, di momenti atmosferici, sfociando con prepotenza nell’ambito cinematografico, offrendo sia brani musicali che momenti recitati in forma molto teatrale. L’intro a base di cornamuse “Premier Sang (1793)” trascina dentro la narrazione, con “Le Tocsin Nous Appelle” che alza il tiro e offre un black tra mid tempo e blast beat molto graffiante, con una chitarra solista sempre pungente e dall’incedere ricco di quel senso leggendario che sfocia totalmente nel folk black. “Le Serment Des Chefs” si inoltra nel pezzo forte della band: un brano black, ricco di intermezzi narrativi e parentesi infinitamente folkloristiche. Brevi brani di corredo emergono in questo disco: un palese esempio è “La Chasse Aux Loups”, un breve interludio che sembra emergere da un grammofono d’epoca, mentre i rumori della battaglia si fanno sempre più intensi. Favolosa e marcatamente suggestiva “Le Cantique Des Moulins”, immensamente gloriosa e sferzata da intensa melodia “Sous La Bannière Blanche“, un brano con l’aggiunta di una voce femminile capace di innalzarne notevolmente la resa globale. Incisiva e malinconica “A La Loire!”, ancora realistici rumori di battaglia con “Vengée”, mentre “Colonnes Infernales” combina in modo grandioso black melodico, black pesante, folk e recitazione. Puro folk con “Les Bleus Sont Là”, black con una tendenza melodica di matrice heavy classico su “Par Les Chemins Creux”. Destabilizza l’impostazione ecclesiastica di “Au Cœur De La Forêt”, sostanzialmente una oscura recitazione del Padre Nostro in francese/latino. Trionfale e con cori immensi “La Fin Du Rêve”, prima dell’epilogo -nuovamente atmosferico- “Le Pardon N’est Pas L’Oubli”. Con testi in lingua madre, “Chroniques de l’Insurrection” è un salto dentro l’occhio del ciclone di un passato burrascoso, qui descritto con musica aggressiva, ricca di influenze tradizionali e storiche. Quattordici brani dall’intenso potere narrativo, un album dal quale non ha senso estrapolare singoli o ritagli, un’opera narrativa intensa che tramite la musica trasmette ogni episodio di violenza, ogni sogno, ogni disfatta, ogni singolo momento di quel mitico periodo, immergendo l’ascoltatore, avvolgendolo… travolgendolo sensorialmente.
(Luca Zakk) Voto: 9/10