(autoproduzione) Onore alla band, per il nome scelto, per la copertina e il titolo dell’album. I tre elementi insieme sono una sorta di manifesto sulla guerra. Sull’essere guerrafondai. Onore ai Peace Is Just A Break, per come suonano questo melodic death metal, con qualche sfumatura modern con tutti i crismi del genere. Una pulizia esecutiva esemplare e non da meno del songwriting. Prevengono da Losanna, ma dentro di se i musicisti svizzeri sembrano essere venuti su a contatto con In Flames, Soilwork e altre cose simili. Mentre l’album segna i primi passi con un melodic piuttosto standard, pian piano ecco che una certa irruenza, un tocco più moderno e una maggiore consistenza nelle ritmiche e dell’approccio dei riff all’evoluzione delle canzoni, diventa tutto più arcigno. Circa cinquanta minuti di un genere che è abbondantemente abusato, oltre ad avere contribuito a formare molti dei movimenti moderni della scena metal, non sono facili da eseguire senza rischiare di cadere nel ‘già sentito’. I PIJAB però sanno essere moderni, pur guadandosi indietro. “War Is Over”, “Rain” (canzone decisamente al di sopra delle altre) e “Echoes” rappresentano questa contemporaneità del sound, mentre la title track oppure “Tunguska” o “Black Army”, si rivolgono a qualche anno fa. La natura della band è di sapere lanciarsi in atti irruenti, spediti, anche muscolari, ma tenendo fede a un discorso melodico ben costruito.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10