(M & O Music) I francesi Penumbra sono in circolazione da molto tempo, per l’esattezza da metà degli anni ’90 quando si facevano chiamare Imperatoria. Da una band costituita da amici di lunga data, rimane ormai solo Jarlaath, la voce maschile (e oboe)… mentre nel tempo si sono avvicendati un’infinità di musicisti: chitarristi, bassisti, batteristi e ben otto voci femminili prima dell’attuale Valérie Chantraine (ex Dusk and Darkness, ex Horkan). Anche il percorso discografico è stato irregolare: debutto nel 1999, poi ben due album con la Season of Mist, l’ultimo dei quali nel 2003, seguiti dal silenzio totale fino al 2015 con un quarto disco, “Era 4.0”, però pubblicato in autonomia, senza un’etichetta. Poi altri otto anni di silenzio (con qualche altro cambio di line up), fino a questo nuovo lavoro, il quale porta forse ad un traguardo concreto dopo una ricerca stilistica che ormai dura da quasi tre decenni. Siamo in ambito symphonic gothic metal, ma non certo di fronte alla prevedibile predominanza di orchestrazioni, in quanto la band parigina è in grado di essere molto aggressiva, bilanciando in modo intelligente l’uso della voce maschile growl e dell’ottima ugola di Valérie, la quale ha un timbro leggermente più ruvido delle solite voci femminili che dominano questo tipo di scena. Le due voci, inoltre, sono sono sempre in contrapposizione generando un bellissimo contrasto, ribadendo il concetto di duetto… posizionando la band molto lontana dalla prevedibile predominanza della voce femminile con i soliti fill tipici della voce maschile; nei Penumbra, infatti, la doppia voce è un dato di fatto, mentre musicalmente si manifestano un’ampia gamma di divagazioni, rendendo tutto molto teatrale, passando dai momenti leggiadri che troviamo in pezzi quali “Sorrow”, alle parentesi più aggressive come conferma la opener “Inferno”, evolvendo infinte sulle teorie prog di capitoli quali la conclusiva “Aïon”. Non mancano i contorni orchestrali, certo, ma non manca nemmeno una ricerca di modernità che si manifesta spesso con una elettronica di derivazione industrial, un altro ottimo contrasto all’atmosfera gotica che sta comunque alla base. Brani catchy, attraenti, seducenti, ricchi di melodia, di musicalità, di progressioni provocanti. Un ottimo disco che prende il genere di base, ormai leggero e reso popolare dalle tendenze di mercato (vedasi Lacuna Coil, Epica, Within Temptation, ecc) e prova a renderlo più personale, più identificativo e decisamente più heavy.
(Luca Zakk) Voto: 8/10