(Autoproduzione) “Wisdom of a Child” apre “Into My Dreams” in maniera inattesa, infatti le chitarre di Laurent Weiss e Gregory De Frutos fanno pensare a scenari in stile Pink Floyd. Invece l’orientamento di stile è ben altro: la seguente “Sin Six” assesta immediatamente una direzione tra power rock-metal e hard rock, con punte di groove metal e alternative. Sound tosto, ma non privo di buone rifiniture, anzi i Perpetual Escape sono meno metal di quanto si possa sembrare. Si è detto dell’esempio Pink Floyd, rintracciabile anche in altri contesti, ma non è da meno un richiamo ad un hard rock in stile Led Zeppelin e Soundgarden. Un sound ricco e armonioso, visto che alla voce oltre al già citato Weiss figura anche Anais Sieffert. Con Julien Obergfell al basso e Florian Millot alla batteria, la formazione alsaziana, di Strasburgo, si completa e dà vita a canzoni che producono energia e un senso di bellezza e trasporto. “The Tale of the Lost Souls” è un esempio lampante. Ci sono altre canzoni sicuramente degne di nota, oltre a quelle già elencate sulle nove totali, ma una menzione va sicuramente alla title track. Composizione strutturata su cinque parti, raggiunge un minutaggio importante, oltre diciassette minuti, e pone l’accento su un prog alquanto evidente e già rintracciabile altrove. Personalmente si sente tra le pieghe del sound una certa dose di influenze e tuttavia ogni nota sembra trascinata verso uno stile proprio, autonomo, personale. Anche gli arrangiamenti denotano un che di proprio e tale da definire un sound immagazzinabile e riconoscibile per l’ascoltatore. Costruiscono la propria identità i Perpetual Escape, allevata nel tempo e attraverso pubblicazioni precedenti. Ora è “Into My Dreams” a suggellare una bravura accresciuta e che certo saprà ulteriormente evolversi nell’avvenire.
QUI è possibile ascoltare “Into My Dreams”
(Alberto Vitale) Voto: 8/10