(Rocket Recordings) Arrivano, contrariamente a quanto possa far pensare il titolo, al decimo album i Pharaoh Overlord. Manipolo di musicisti finlandesi che seguono le idee di Jussi Lehtisalo, chitarrista dei Circle e fondatore della band con Tomi Leppänen, anche lui nei Circle. Sono venti anni che i finlandesi spostano il loro asse stilistico, scrivendo e incedendo canzoni che siano alterazioni e reazioni tra stoner, psichedelia, avant-garde e heavy metal. Ogni album ha una sua storia, un suo essere, identità e spirito creativo del momento. Dopo “Zero” (QUI recensito) ecco una nuova sortita artistica che spiazzerà molti. I Pharaoh Overlord optano per una performance di carattere synth-wave, sana pura e semplice. Sintetizzatori, ritmi campionati e artefatti, chitarre, poche, filtrare da effetti scarni che trasfigurano i suoni e un cantato in growl. Concettualmente semplice, l’addizionare di elementi che non si sommano semmai si affiancano e creano una catena di suoni che trasporta l’ascoltatore nello spazio. Se i primi due brani hanno un tocco modesto, “Without Song All Will Perish”, appunto terza delle cinque composizioni, trasferisce le atmosfere in mondi prossimi ad Alpha Centauri. Un’epica spaziale che rievoca cose degli Hawkwind quanto del Jean Michel Jarre di un tempo. I quattordici minuti della conclusiva “Blue Light Hum” valgono francamento l’acquisto dell’album. Epica spaziale, psichedelia, un grosso senso del futuro proiettato da altri mondi e i Pink Floyd, Hawkwind, Tangerine Dream, Kraftwerk, riesumati con rispetto e una maestria inattesa.
(Alberto Vitale) Voto: 8,5/10
“Let him who have understanding reckon the number of the beat, for it is a human number. Its number is 6.”