(Nuclear Blast Records) Fermi tutti, per carità. Non ci troviamo qui a rimembrare il compianto iconico inglese dal polso alcolico facile. Qui si parla del gruppo del suo chitarrista praticamente storico, quello che dall’83 in poi e fino alla fine ha formato un trio della morte che faceva baccano nei palchi come fosse una formazione a sei. O forse è meglio parlare di famiglia Campbell, visto che il resto della formazione, cantante escluso, è la progenie del buon Phil… Ora io non so se i figli del titolo sono i suoi o meno ma beghe parentali a parte ero curioso di sentire quello che, piaccia o no, è l’unica traccia di Lemmy che si potrà sentire da qui a quando staremo sulla terra. Le strade possibili nella mia testa erano due. O il buon Phil ci avrebbe preparato qualcosa di completamente nuovo, travolgente e misericordiosamente distante da quanto fatto nella band madre oppure ci avrebbe catapultato nella nostalgia… Non sta a me giudicare quale delle due opzioni potesse essere la migliore, sta di fatto che l’ex chitarrista dei Motörhead ha di fatto composto un disco dei Motörhead e trovato una voce diversa solo nei toni (e non poteva essere altrimenti) ma tristemente uguale nella cadenza a quella di Lemmy. Ascoltate “Freak Show” e sfido chiunque a non ricordarsi di “We Are The Road Crew”. Ascoltate l’intro di basso di “Gipsy Kiss” e sfido a non riconoscere… Insomma, io non continuo. Perché era esattamente la recensione che non volevo fare e non era il tipo di album che non avrei mai voluto fosse stato fatto. Ma il mio essere oggettivo mi impone una imparzialità di fondo che mi fa analizzare quello che di fatto è un album prodotto magnificamente grazie a mamma Nuclear, suonato da dio e con galloni di passione nel sangue, Ed è un bell’album, se non fosse per la sua pesante eredità che come un macigno ne schiaccia quasi completamente le possibilità.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10