(UDR Music) Tutti sappiamo chi è Dave Lombrardo e quanto valga. Dopo Slayer, progetti e collaborazioni con Patton, Zorn e altri, Dave ha messo all’opera la sua mirabile tecnica per realizzare un album (il secondo, il primo era “Harmonic”) assolutamente fantasioso, insieme a Gerry Paul Lester, chitarrista per i Civil Defiance, e Francisco E. Tomasselli, bassista nella band funk War e con i Tower Of Power, per realizzare un album dalle sonorità estrose. “Fire from the Evening Sun” è musicale, in ogni sua piega e momento. È talmente musicale da essere una concatenazione di idee e, non da meno, di tocchi di classe, da rendere ogni suo aspetto una vera e propria delizia. Che sia il metal a trionfare o spunti rock, oppure altri generi e diramazioni, Lombardo, Lester e Tomasselli risultano in ogni momento perfetti. La title track ha una scansione marziale, alla King Crimson e nonostante ciò si avverte un senso ironico, sopra le righe, sia nel cantato che negli scatti sonori, nelle progressione groove/thrash metal che si annidano nelle andature del pezzo, toccando gli stessi Slayer in alcune scansioni ritmiche, ma è fisiologico, visto chi manovra le bacchette. Ovvio. “Lions Pit” apre una breccia nel regno dell’oscurità. La canzone possiede atmosfera, inquietudini e un tocco lievemente psichedelico, ma è la frenetica precisione di Lombardo e le chitarre aggressive di Gerry Paul Lester a portare il tutto a un approccio metal. I brani invitanti si sprecano. Francamente andrebbero citati tutti, ma ciò che queste righe dovrebbero riportare sono lo stile, il modo di toccare gli strumenti da parte dei tre musicisti. Dave Lombardo, passa da atteggiamenti tipicamente slayeriani, ad altri alla Grip Inc., all’uso versatile della sua tecnica che smantella andature jazz, drum ‘n bass, funky oppure essenzialmente rock, in evoluzioni funzionali alle melodie dipinte da una chitarra ora metal e un attimo dopo lisergica, sovraccarica di distorsioni sature, colorate o vecchie. Lester è una tigre anche al microfono. Infallibile Tomasselli: il suo basso regge il suono, segue le evoluzioni dei pezzi e in alcuni frangenti addirittura tenta di seguire Lombardo, doppiandolo, ma senza dilungarsi. Molte le soluzioni che sembrano fondere scenari tra un desert metal, vaghe atmosfere stoner e non poche invece gli assalti in velocità a volte dominate da riff dal rock appena zeppeliano (“Fan Boy” e dunque ecco anche il blues) o garage rock (“Omniscence”), in altri invece hanno una schizzata andatura che sembra fondere le ritmiche electro e hip hop o cose usate dai The Prodigy, con la differenza che qui non c’è una drum machine o un campionatore. Ripeto, Lombardo è impressionante in questo album. “Corner Girl” è una canzoncina andante, posta alla fine dell’album e sembra una nenia alla Lehonard Cohen. Avete bisognmo di altro per capirne di più su questo capolavoro?
(Alberto Vitale) Voto: 8/10