(Revalve Records) Il metal italiano ha una nuova e spiazzante realtà che destabilizza ogni etichetta scontata e possibile. In realtà i Phobic Pleasure magari non saranno la “next big thing” italica, ma non penso che passeranno inosservati, nel bene o nel male. Il raggio d’azione dei vicentini è ampio. Lo stile è un coacervo di thrash metal, melodic death metal, blackened, crossover. Dunque eccentrici, folli, tanto da metterci escursioni acustiche spagnoleggianti, sassofoni impazziti, cantati balordi alla Mike Patton (alcune cose mi han ricordato i Faith No More d’annata) e non solo (clean, growl e via dicendo), improvvisazioni a limite del technical death metal (il bassista, in questi scenari, è spaventoso, è un discorso a parte) o del grindcore. Crossover, mi sentirei di avvicinarli a questa definizione musicale, e dandole comunque un senso ampio e vicina alla voglia di spaziare. I Phobic Pleasure superano ogni aspettativa, creando canzoni che hanno un clima netto, una struttura ben definita, è poi il gusto dei singoli e di come loro interagiscano per definire il clima generale. In dieci canzoni la band monta un album irruento e multiforme e senza scadere in pomposi o asettici virtuosismi, oppure in eccessi di balorda e alcolica irruenza. Di Aquinaga, ovvero Alessio Favarin al basso, ho già accennato qualcosa, ma la ritmica sostenuta e insistente, ma non per questo monotematica, di The Horrible Old, cioè Alessandro Piazza, è da apprezzare per il suo contributo in ogni angolo dei pezzi. Ho già scritto anche di Il Professor Morte, cioè Gabriele Buogo Andreella al microfono, mentre Alamèt Auglèd Aloèm Ras, più semplicemente Samuele Poletto, è il tessitore del riffing dell’elettrica e dell’acustica. Sono loro gli autori di “Castigat Ridendo Mores!”. Pare che contribuisca all’economia della band anche Charlene La Volpe, ma a quanto sembra il suo ruolo è di tipo organizzativo. Un album sentitamente consigliato quello dei Phobic Pleasure e non solo per la loro capacità di variare, ma anche per la sana e vivace musicalità.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10