(Avantgarde Music) Dalle fredde Dolomiti al cosmo gelido e privo di vita. Secondo album per questa devastante one man band impegnata in un black industriale, atmosferico, cosmico. Melodie piene di sogno e dimensioni che confondono il futuro con l’eterno, costantemente violentate e seviziate da riffing glaciali, feroci, un black metal industriale che trae occasionali spunti dai Mysticum ma anche da un black più convenzionale, senza dimenticare qualche dettaglio di matrice death metal. Drum machine priva di vita, effetti con una tetra luminosità assorbita da chitarre laceranti, spietate, sonorità che si materializzano dagli atomi del ghiaccio interstellare per sviluppare una energia deflagrante che nega il concetto di vita stessa. Ottimo il concept che rivede in chiave decadente la ciclicità della vita, dell’esistenza umana e dello stesso universo: un viaggio che inizia lasciando un mondo morente per poi proseguire attraverso corpi celesti (uno per brano) con caratteristiche metaforicamente capaci di mettere a fuoco i diversi aspetti della ricerca di un nuovo mondo, di una nuova speranza, attraverso la circolarità dell’eternità la quale, prima o poi, riporta inesorabilmente al punto di partenza, ovvero il punto dal quale è iniziata la fuga. Dopo l’inquietante intro di stampo spaziale e digitale, è la title track ad piantare le fondamenta del racconto sci-fi sul quale è basata la storia: un brano esaltante, forse il più melodico e travolgente dell’intero album. La fuga dal pianeta morente e i successivi corpi celesti nascondono sorprese estreme; “Titano” è malefico, crudele, freddo, inospitale come la sua mortale atmosfera. Introspettiva e malata “TrES-2b”. Riff superlativi e deviazioni brillanti ma che descrivono l’assenza di vita con “CoRot-7b”. “GU Psc b” crea ansia, inquietudine e la sensazione di eternità data dall’estremamente lunga rivoluzione orbitale del pianeta. Brutalità con evoluzioni ambientali ed una componente teatrale su “KOI-1843 b”. Meravigliosa l’ambientazione di “WASP-17b”, tra i brani che più regalano l’ipotetica sensazione di incrociare attorno a questo enorme esopianeta dall’orbita retrograda ubicato nella costellazione dello Scorpione. Sublime equilibrio tra black, industrial/cosmic black ed atmosferico con “MOA-192b”, il brano più lungo dell’album, prima della epica e decadente la conclusione del viaggio psico-cosmico con “A-Crono”. Un album complesso che combina con originalità diverse dimensioni in un unico esaltante assalto sonoro, il tutto a sostegno di un concept molto personale, ben pensato, intelligentemente ricercato e pregno di oscura metafora.
(Luca Zakk) Voto: 8,5/10