(Autoproduzione) Death metal che incontra il progressive; se dovessi descrivere con poche parole “Memories of Inexistence”, senza dubbio lo definirei così. Fin dal primo pezzo si nota una struttura tipicamente progressive dove non si risparmia certo nei tecnicismi, con influssi marcatamente death metal anche nella voce, nella quale prevale il cantato in growl. Ho trovato molto interessante l’inserzione di qualche frammento di ambient all’interno dei brani, specialmente alla fine o tra un cambio di ritmo nel bel mezzo di una canzone e questo a parer mio da importanza e personalità al gruppo. Altro punto di forza dei brasiliani Piah Mater è senz’altro la melodia che trascina l’ascoltatore durante tutto l’album, “alleggerendo” certi passaggi magari un po’ troppo tecnici e ostici all’ascolto per chi non è un cultore del progressive o del death tecnico. Senza dubbio “Memories of Inexistence” è da consigliare agli amanti del death metal tecnico e ricercato tipico dei leggendari Death o anche agli amanti del progressive stile Dream Theater o Symphony X. Un lavoro di buona fattura dunque, il quale senza dubbio merita l’ascolto. Dal punto di vista tecnico è a dir poco eccellente, seppur resti comunque nei soliti canoni del progressive metal tradizionale. Piah Mater: tributo alla tecnica.
(Matteo Molotov Ross) Voto: 7/10