(Eisenwald) Non mi piacciono i giri di parole, quindi sarò chiaro e diretto: a stento ricordo un esordio di tale spessore nel black moderno. I Pillorian sono americani, ma vi assicuro che con le basi del black a stelle e strisce non hanno nulla, assolutamente nulla, da spartire. Non avessi saputo le loro origini, sarei stato tentato di dar loro nazionalità mitteleuropea a causa di una massiccia dose di malinconia e pathos presenti nel disco, possiamo dire l’esatto opposto della brutalità a cui le produzioni medie americane ci hanno da tempo abituati. Il cd per la verità comincia nel più canonico dei modi, almeno per un’opera black, vale a dire una traccia tirata e piena di velocità, tanto che all’inizio stavo per pensare ad una delle tante produzioni contemporanee senza nulla di che. Poi, man mano che le tracce si sono inserite nei miei neuroni ecco approdare alle mie orecchie una moltitudine di generi e influenze. Il melodic death prima di tutti, ma non solo. Pure del doom, delle reminiscenze dei Novembre, delle linee di chitarra simili agli ultimi Black Funeral, gli Opeth degli anni migliori. Il tutto però riletto in chiave black rituale ed esoterico. Sette tracce di una bellezza coinvolgente e spiazzante, tanto semplici quanto convincenti nel reparto tecnico come in quello compositivo. La registrazione è all’altezza della musica proposta, mai troppo pulita eppure mai superficiale. Un disco da avere senza compromessi per chi ritiene il black un’arte a se stante.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 10/10