(Nadir Music) Qualsiasi cosa possa accadere, un album di Pino Scotto avrà sempre un lotto di pezzi ben diversi tra loro, pur mostrando lo stesso carattere, la stessa mano. Pino, il ‘vecchio rocker’, colui che ha la pelle dura. Quello che non molla… Quante se ne dicono su personaggi come il nostro fratello maggiore che resta attaccato al microfono, con le spalle coperte dagli amplificatori, circondato da musicisti che gli leggono nel pensiero. Mai banale e credente in ciò che fa, Pino Scotto ritorna con il carattere di chi il rock lo vive come se fosse l’unica cosa nella vita. “Dog Eat Dog” è composto da dodici canzoni di una certa bellezza e tutte restano in quella sfera tra l’hard rock, il southern rock, rock and roll. I riff sono di granito, percorrono i pezzi come corrente elettrica attraversa dei cavi e Scotto canta con quel suo timbro imperioso e gracchiante insieme. Posto che la sua voce e le chitarre sono la spina dorsale del tutto, i ricami sono dati da un ottimo arrangiamento della batteria, oltre a inserti di tastiere vagamente Deep Purple, il sassofono, cori e altre diavolerie interessanti. Pino Scotto sembra venire fuori da un jam con gli Aerosmith, Mötley Crüe o da una scarrozzata negli angoli più lontani degli States. Se la sua intenzione di è stata quella di rivedere un po’ tutto, il suo sound, le sue radici, andandole a cercare in maniera certosina e insieme esuberante nei principi del rock and roll, vi è riuscito nell’intento. Forse tra le cose migliori nella lunga carriera di Pino Scotto “Dog Eat Dog”. Del resto lui sarà pure un cane da segugio del rock, ma è pur sempre una vecchia volpe! Affidandosi alle sane abitudini del rock and roll, sfodera un album che riesce ad essere catchy e al contempo mai banale. Pino Scotto sarà d’accordo nel dare merito di questo anche ai suoi compari: Steve Volta, chitarra, Leone Villani Conti, bassista dei Trick Or Treat, Federico Paulovich, addirittura batterista dei, e Mauri Balluzzo, tastierista per Graham Bonnett ed anche per i Rainbow. Nelle dodici canzoni anche un classico dei Vanadium, ex storica heavy metal band italiana della quale Pino Scotto ha fatto parte, cioè “Don’t Be Looking Back”.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10