(SPV/Audioglobe) Ricordo che, qualche anno fa, comprai con grande fiducia “Human Parasite”, il secondo disco dei melodic metallers tedeschi Powerworld: mi avevano colpito alcuni dei nomi coinvolti, come quello del singer Andrew MacDermott (tragicamente scomparso nel 2011) o quello del bassista Ilker Ersin (ex-Freedom Call). Beh, raramente un album mi ha deluso così tanto: piatto, scialbo e del tutto inoriginale, mi dissuase dal seguire ulteriormente la band. Eppure oggi arriva in redazione “Cybersteria”, il terzo disco: non riesco a dire di no e scopro che i Powerworld hanno dato alle stampe una prova sostanziosa e gradevole. Il disco è cantato da Michael Bormann, e la line-up è completamente rinnovata; secondo le parole di Ersin, “Cybersteria” può essere ritenuto un concept sui rischi dell’odierno eccesso di tecnologia. Lasciato ormai alle spalle il power degli esordi, “Children of the Universe” dispiega un hard rock molto maturo, dove le tastiere hanno grande peso. “Slave to the Powerworld” spinge invece sui versanti dell’energia e della melodia facile ma non semplicistica, mentre “World know your Secret” si concede qualche sperimentazione chitarristica apprezzabile. “Coasts of Tears” recupera invece in parte le radici power della band e si fa aspra e serrata, con una sezione ritmica ben congegnata. “Black Ash”, oltre a una bella chitarra acustica stile southern, vanta anche buone melodie vocali; si conclude con “Not bound to the Evil”, dove i punti di forza sono ancora una volte il solo di chitarra e i duetti di quest’ultima con le tastiere. Per quel che mi riguarda “Cybersteria” resta un disco abbastanza di maniera, ma rivedo con piacere il mio giudizio sulla band.
(Renato de Filippis) Voto: 7/10