(Autoprodotto) Mi piacciono le autoproduzioni. Pur non essendo una prerogativa sufficiente, risulta spesso necessaria per chi vuole dire la sua senza bisogno di accontentare nessuno oltre a se stessi. Niente ore e ore di mixaggi, tracce su tracce, prove e controprove. No, in questo caso di solito si affitta uno studio con i giorni contati e si dà il meglio subito, sapendo che se hai un fucile e una pallottola devi centrare il bersaglio al primo colpo o rischi di cadere dentro il water mentre hanno appena tirato lo sciacquone e non ti riprendi più… I Premortal Breath hanno fatto centro? Diciamo che il colpo è andato un po’ a vuoto. Non c’è brutta musica tra le otto tracce del combo tedesco, ma quello che manca è l’originalità. Brani come “Your Ruin” e “Into the Light” sono buone prove. Si possono avvertire le reminiscenze più varie. Dagli ultimi Brainstorm al Bruce Dickinson più novantiano, ma la sensazione è che i cinque ragazzi non siano riusciti a trovare una direzione, finendo per sbattere tra un genere e l’altro senza un preciso criterio. La voce ha piglio ma poca originalità e gli assoli, anche se ben strutturati, contribuiscono a non far decollare mai del tutto i brani. Si discostano dalla massa un paio di brani come “Pain” e “They”, fatti di refrain azzeccati e che esprimono la giusta aggressività. L’ascolto è meritato, ma alla fine del disco ci si chiede: “e adesso?”. Speriamo che con la prossima release i Premortal Breath ci diano una risposta chiara e precisa.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 6,5/10