(Comatose Music) “Uncertain Process” rievoca il death metal della Florida, ma trascinato verso velocità attuali (che ricordano i Decapitated) e con una tecnica che tende a rendere i pezzi degli scomparti che si incastrano tra loro. I Prion suonano in modo robusto, solido, contornato da un lavoro del batterista Marcelo Russo di buona fattura. Segue a pochi passi dietro, l’infaticabile quattro-corde di Walter Barrionuevo, mentre Gregorio Kochian si accolla voce e chitarre. Queste ultime producono un riffing cangiante, dinamico, ben chiaro e capace di produrre un ottimo grado melodico. La band accelera spesso e crea piccole frenate, ciò obbliga l’ascoltatore a dare una certa attenzione alla ricchezza dei passaggi e spunti di “Uncertain Process”. L’unico momento veramente ‘easy’ dell’album è l’irriconoscibile cover dei Depeche Mode “Never Let Me down Again”. I brani marcano una durata di tempo che va tra gli oltre quattro minuti e mezzo e gli oltre cinque, in questo senso gli argentini Prion stabiliscono un canovaccio compositivo standard, ma non del tutto prevedibile. La velocità è la caratteristica primaria del tutto, mentre solidità e consistenza del sound non tramontano mai. A ben vedere sono le stesse caratteristiche già ben chiare nel precedente, e terzo album, “Impressions”, con la differenza che “Uncertain Process” suona più pulito e con una precisione esecutiva innegabilmente superiore. L’album è disponibile con un DVD incluso, il “This Is How Argentina Bled”, un concerto filmato al The RoxyLive di Buenos Aires il 17 novembre del 2013. La scaletta del concerto prevede oltre a canzoni di “Impressions” anche sei finite poi in “Uncertain Process” e vedere i tre come agitano il proprio estro per produrre queste atti violenti è uno spettacolo. Ottimo l’artwork di Marco Hasmann.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10