(Alma Mater Records) Già vent’anni di carriera per questa band portoghese che giunge al quinto lavoro, confermando che il tempo vola, dannazione, ne sono già passati più di quindici dal debutto! Il death è quasi scomparso, il doom è diventato più cinico, più amaro, più post metal, avanzando a braccetto con lo sludge più putrido. Chi ama l’incedere ossessivo di band come Godflesh o Neurosis non può restare indifferente ad un lavoro contorto e complesso come “Slaves Beneath The Sun”: più cupo, più pesante, più acido, anche più psichedelico se vogliamo, con tendenze rituali che emergono con enfasi su brani di alto livello come “Slaves”. C’è un potente mantra che aleggia sopra i sei imponenti brani e, la tecnica perversa di “Demons”, non lascia dubbi sul livello stilistico raggiunto dal quartetto di Évora. “Scars” è tanto travolgente quanto inquietante e ruvida, mentre macigni come “Host” rappresentano puro libertinaggio compositivo ed esecutivo, capitoli nei quali la band ignora ogni confine ed ogni regola, lasciandosi andare impetuosa lungo quel percorso tortuoso e brullo. Dinamici, potenti, incalzanti, ossessivi, impetuosi. Un percorso che attraverso le colpe dell’umanità, le colpe più evidenti e quelle più gelosamente celate. Un drammatico viaggio dentro il profondo del proprio io, attraverso i propri errori, le proprie responsabilità e quelle maledette colpe che non vogliamo mai condividere, con nessun uomo e… con nessuna forma divina!
(Luca Zakk) Voto: 8/10