(Moribund Records) Album di densa atmosfera, di intensa evocazione dell’occulto. Un rituale tetro esaltante. Tornano i Profezia con il quarto lavoro, l’ultimo con la voce di Marco de Rosa (ex Opera IX, Darkness, Emortualis, The True Endless, scomparso nel 2017). A rendere questo album ancor più particolarmente simbolico ed epico ci sono anche un ventaglio di guest, come Leonardo Lonnerbach, Ravenlord (Woods of Infinity) e Nequam (Mortuary Drape). Con testi tratti dall’antico testamento, il clima espresso dall’album destabilizza e corrompe, mentre musicalmente ci sono alternanze che coprono un ventaglio vasto di varianti black metal. “Malachi” è travolgente: il riff in pieno black classico sa farsi alternare da varianti thrash con parentesi epiche esaltate da ottime keys. Perverso il mid tempo “Nahum”, un brano lunghissimo dominato da una melodia malinconica e pregna di orrore, prima del finale dai toni ecclesiastici. “Amos” è black crudele e cambio su tematiche atmosferiche melodiche, con un assolo intenso. Stupendo il violino che emerge dalla cattiveria di “Obadiah”, mentre è tagliente la malinconia oscura di “Jonah”. Epica, ai confini del viking, la bellissima “Zechariah”, prima della lunghissima e conclusiva “Zephaniah”, altro brano dalle molteplici facce, sempre accattivante e ricco di energia. I Profezia fanno un passo in avanti: più tecnica, più creatività ed una capacita teatrale di dare una colonna sonora decadente e splendidamente anti cristiana al libro dei profeti!
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10