(Avantgarde) “Chant of Rosha” è un’intro piuttosto lunga, popolata di synth, giochi ritmici, sampler, lascia sperare in un metal dal carattere futuristico o forse industrial. Intro evocativa, ma non l’essenza di quanto invece presenta la successiva “Toward of a Distant Moon”, meno di sette minuti di un black metal acerbo, coronato da tastiere che restituiscono il giusto pathos e ampliano la resa stessa del pezzo. L’elettronica e l’epica metal di stampo blackened si amplificano a dismisura nella sezione finale del pezzo, rendendolo più articolato del previsto. Segue “Twisted Silhouette” con oltre otto minuti di una struttura alquanto elaborata, con l’elettronica coprotagonista col blackened percorso da venature thrash e groove. “The Greatest Loss” è un’altra interpolazione tra metal e industrial, tra l’elettronica e un fare progressive, un canzone che si mostra in due sezioni principali diverse tra di loro. La seconda eccentua il lato ‘spaziale’, l’influenza della storia di fondo a questo EP, scritta da uno dei qTp, cioè Davide Colladon, che mette in tema una situazione narrativa non lontana da Ridley Scott e la saga di “Nameless” e “Dead Space” di Grant Morrison. Il tutto trova la propria catarsi nel pezzo di chiusura, “Invocat”, una sorta di ‘ambient cinematografico’. Un lavoro complesso nelle sue sfaccettature, eppure immediatamente rintracciabili. Il black metal, l’industrial, la sperimentazione con l’elettronica e i giochi di suoni, rendono questo fluire oscuro, forse supremo, come l’emanazione di un mondo, oltre che una narrazione di qualcosa che viene dall’altrove. Come un’odissea, nella quale entrano in scena orrori.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10