(Steamhammer / SPV) Al tredicesimo album con “State Of Emergency” i Prong e a sei anni dal precedente “Zero Days”. Un periodo di tempo tra i due album molto lungo determinato non solo dagli eventi mondiali del 2020 bensì anche da impegni deel valente Tommy Victor, mastermind della band. “State Of Emergency” ha quel dannato sound dei Prong, nonostante suoni molto più chitarristico che in passato. La sei corde di Tommy Victor è piuttosto pronunciata e si sobbarca molto del lavoro costruttivo dell’album. Lo si avverte definitivamente alla fine, con la cover dei Rush “Working Man” che si rivela solida, poderosa e inerpicata sul riff portante. Lo si avverte anche dallo slayeriano riff di apertura nell’opener “The Descent”, un pezzo che si assesta tra hardcore e spunti thrash metal. Il sound è tosto, tipicamente newyorkese in alcuni suoi risvolti. La title track che segue l’opener, “Light Turns Back” e “Back (NYC)”, sono alcuni barlumi proprio di quella collisione tra punk e metal avuti nella città della Grande Mela. Rarissime le linee semi-industrial e totalizzante lo spessore thrash e hardcore con lievi innesti noise. La resa dei pezzi però è monocorde. Se “Zero Days” non presentava novità, anche “State Of Emergency” non vuole voltare pagina. Buono il lavoro alla produzione di Steve Evetts (già collaboratore per Sepultura, Misfits, Symphony X, The Dillinger Escape Plan e molti altri). Ottimo alla batteria Griffin McCarthy, il suo seguire le andature dei pezzi o deciderne il passo è eccellente.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10