(Spinefarm Records) Lasciate che inizi lamentandomi: chi definisce i Protest the Hero come una band progressive metal non capisce assolutamente niente di musica. I canadesi, che ci propongono oggi il loro quarto album, suonano un mathcore spesso intricato con evidenti elementi metalcore: e lo fanno anche molto bene, devo dire, anche se a questo “Volition” manca quella scintilla che lo faccia brillare come un vero capolavoro. Il progressive metal però è un’altra cosa: voi direste che i Turisas suonano death metal? Magari è la matrice che sta dietro il loro sound, magari ci sono richiami più o meno evidenti… ma questo non è progressive, non scherziamo! Fatta questa doverosa precisazione da noioso e puntiglioso purista anni ’80, vediamo il disco. Nell’opener “Clarity” si sente il lavoro di Chris Adler, batterista dei Lamb of God e new entry del gruppo; “Without Prejudice” presenta un labirinto di chitarre in cui è davvero piacevole avventurarsi, mentre “Tilting against Windmills” sorprende con le sue variazioni e la sua melodia. Rompe gli schemi la chiusa acustica di “Plato’s Tripartite”; violentissima (finale escluso) “A Life embossed”, mentre “Mist” ci mette quelle melodie aperte che finora mancavano al disco. Se proprio vogliamo parlare di ‘forti influenze prog’, le riconosco in “Animal Bones”, mentre la conclusiva “Skies” è un miscuglio di potenza, melodia e tecnicismi, che chiude degnamente un disco di tutto rispetto. Ma… anche se siete nati nel 1997 e non avete mai sentito nominare gli Ayreon, non azzardatevi a chiamarlo prog!
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10