(Memorial Records) Quante volte ho letto che gli artisti vedono la realtà in modo diverso? Il requisito dell’artista è questo: osservare la realtà ma valutarla e comprenderla in modo differente. Gli Psychofagist non sono da meno e la loro musica, la quale chissà da cosa derivi o cosa la ispira, va oltre il comune senso della musica stessa. “Songs of Faint and Distortion” è un nuovo atto musicale e un nuovo esempio di come i novaresi sentano il mondo. A loro si sono aggiunti i Napalmed, un trio ceco di lungo corso dedito alla sperimentazione attraverso suoni e rumori vari. Il risultato finale è, come sempre, una decostruzione di qualcosa che lega il grindcore al death metal e all’hardcore, al noise, l’industrial, il filone jazz e fusion. Coesione e distruzione del tutto, attraverso una violenza dichiarata e una disturbante visione schizofrenica delle cose. Montando e smontando musica e i pezzi stessi, attraverso una combustione cervellotica, gli Psychofagist e i loro biomeccanici amici cechi, creano una nuova macchina fatta di neuroni e note. Dopo aver recensito gli ultimi lavori rilasciati e due interviste alla band, non riesco più a definire gli Psychofagist. Nemmeno il loro limiti creativi (ne hanno?) sono definibili. Al massimo si potrebbe pensare che non è una band che fa musica per tutti. Di certo sono la migliore espressione italiana della musica estrema perché si evolve continuamente. Non meriterebbero un voto, la loro sacralità fatta di saturazione musicale è incalcolabile.
(Alberto Vitale) Voto: 8/10