(My Kingdom Music) Non ha importanza sapere chi ha etichettato i PTSD come alternative metal, ma l’impressione è che la band italiana viaggi negli schemi di un progressive leggero e che gioca ad alternare scenari, atmosfere e melodie. Incrocio di stili e sonorità attraverso strutture comunque moderne. I Post-Traumatic Stress Disorder (questo il significato dell’acronimo) si spingono a vestire le proprie melodie con un buon estro in alcuni casi e con fantasia in altri, tuttavia proprio le melodie vivono in dodici strutture-canzone con durate anche importanti e dunque “A Sense of Decay” raggiunge un’ora totale e alla lunga sembra pesare sull’ascolto. Non credo che la band fallisca nella composizione, ma di certo tanto “neo-progressive” non sempre viene espresso con la dovuta linearità o scorrevolezza e comunque va a gravare sulle melodie. Tuttavia è questo un aspetto che si manifesta in tutte le band che si lanciano in album e stili così ricchi di idee. Le soluzioni rock si affiancano a quelle più metal creando un ventaglio di situazioni mutevoli e sempre nel segno della musicalità; tra l’altro buona la prova vocale di Henry Guy e non di meno quella degli altri quattro. Gradevole esordio, ma i PTSD potrebbero snellire i pezzi e facendo attenzione a non snaturare la propria vena progressive, ottenendo così un effetto più immediato sull’ascoltatore.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10