(Dissonance) Quinto album e giunto dopo “Masters of Moral – Servants of Sin”, riconosciuto come la rinascita della band in quanto pubblicato dopo sette anni di silenzio e con l’assenza definitiva del bassista Jacek Perkowski. “Ampeauty” solca quanto la band aveva tracciato nel 1994 con ““Club Mondo Bizarre” For Memebers Only” (QUI recensito) e con un certo stile. “Ampeauty” non ha più nulla del death metal canonico degli esordi, è annacquato dal thrash da modalità death and roll e stoner, per un crossover generale che allontana la band dalla sua veste ruvida e lercia. “Ampeauty” ha una pesantezza dei suoni considerevole, ma soffre di monotonie nelle sue strutture e mostra pochissime canzoni distintive. Echi di Cathedral ed Entombed, addirittura degli ultimi Bolt Thrower, si percepiscono nel songwriting che pretende un po’ troppo da se stesso. Dieci pezzi per quasi un’ora di musica creano un blocco che emette monotonia, nonostante la migliore capacità d’esecuzione, o quanto meno la più pulita, mostrata in tanti anni dai Pungents.
(Alberto Vitale) voto: 6/10