(Indie Recordings) Quarto Album per i norvegesi Purified In Blood, che tornano sul mercato a distanza di tredici anni dall’ultima fatica, intitolata “Flight Of a Dying Sun”, risalente appunto al 2012; un lasso di tempo sicuramente lungo, durante il quale la formazione scandinava ha evoluto il proprio sound, rendendolo più oscuro, atmosferico e purtroppo, in alcuni frangenti, noioso. Le sfuriate melodeath e le architetture ritmiche di matrice metalcore a cui ci avevano abituati, lasciano spesso e volentieri il posto a rallentamenti monolitici di scuola Gojira, senza per questo avere l’efficacia e le capacità tecniche della formazione transalpina, con l’aggravante che queste soluzioni vengono fin troppo reiterate, appiattendo completamente i brani a discapito del dinamismo, provocando inevitabilmente sbadigli. Qualche brano recupera la carica hardcore dei tempi andati, come nel caso dell’aggressiva “Myrå”, o della conclusiva “Portal”, dal finale di stampo black metal norvegese, ma per il resto, sembra quasi la band abbia optato per partiture più cupe e riflessive, inizialmente pure affascinanti, ma che dopo un po’ tendono a stancare.
(Matteo Piotto) Voto: 5/10