(Alchemy Recordings/Puscifer Entertainment/BMG) È mai possibile che i Puscifer facciano un album dalle sonorità diverse ogni dannata volta senza perdere nel contempo il loro marchio di fabbrica? Evidentemente è possibile eccome, visto che ci apprestiamo a presentare la nuova fatica di Maynard e co. Siamo in effetti al quarto capitolo di una discografia nata quasi per caso e cresciuta in maturità e spessore album dopo album. Certo la discontinuità ha sempre contraddistinto ogni singola uscita dei Puscifer, mostrando di volta in volta nuove e criptiche sfaccettature; eppure il gruppo ha sempre dato una sua riconoscibilissima impronta a ciascuna uscita. In questi cinque anni che separano il disco qui recensito dal precedente, il gruppo è diventato molto più acido e scorbutico nei suoni, suoni definitivamente digitali e freddi, a discapito di una controparte vocale molto all’avanguardia, come di sua consuetudine. Tempi e ritmi sono definitivamente destrutturati per dodici tracce davvero poco lineari, unite solo dal generale concept suggerito molto bene dall’artwork. Ecco allora che nel complesso il lavoro suona incredibilmente fresco, attuale e moderno, al passo (e forse anche avanti) coi tempi dettati dal mondo sempre più digitale. Un disco fatto di melodie e sinfonie accuratamente nascoste tra le intricate trame di strutture canzoni complesse e artificiali. Una specie di organismo, questo disco, in ultima analisi… Difficile trovare un senso univoco al nuovo dei Puscifer, eccetto la loro continua voglia di sperimentar e sperimentarsi, dove l’unico limite che ancora sembra essere presente è la (s)confinata fantasia di Mr. Maynard…
(Enrico Medoacus) Voto: 10/10