(Memento Mori) Nel 2020 la Transilvania ha partorito queste creature effettivamente putride, marcescenti. Votati al death metal più decadente e sepolcrale, i Putred sono però rivestiti di una produzione che pialla un po’ gli strumenti e mette ogni cosa con un certo ordine al proprio posto. Se l’opener che segue l’intro, “Dominare malefică”, di questo secondo full length dal titolo “Megalit al Putrefacției” è un episodio decadente e angosciante, suona comunque con poco mordente e quasi scontata. Poi pian piano nel corso degli oltre quaranta minuti totali di “Megalit al Putrefacției”, emergono invece episodi più robusti e tonici. Già dalla successiva “Aură macabră” la band inserisce nel suo death lento ritornelli, fraseggi di chitarra e assoli squillanti nei suoni. Sono assoli epici ma frutto di un clima necrotizzato e proposti puntualmente in ogni pezzo. La doppia voce, principalmente in growl ma con accompagnamento in scream più basso, si innesta benissimo in queste trame decadenti, oppresse e malinconiche, le quali poi sprigionano anche improvvise progressioni che rievocano certe cose dei primi Asphyx, come in “Inscripții antice”. Il clima generale di “Megalit al Putrefacției” è malato quanto funereo, con un’attitudine che ricalca i primi esempi dei Grave e Autopsy nelle atmosfere. Persiste dunque un clima tra una sofferenza allucinante e la glorificazione di una morente decomposizione, in esse vi gioca molto l’incidenza dei suoni, non da meno i piccoli fraseggi imponenti in stile Bolt Thrower sparpagliati in giro. I Putred prediligono i tempi lenti o al massimo medi, i quali contribuiscono a rendere tutto così possente e funereo, con il contributo di un basso che amplia questa decadenza generale.

(Alberto Vitale) Voto: 7/10