(AFM Rec.) Portatori di uno spirito musicale segnato dalla sperimentazione, i Pyogenesis giungono al sesto album in un arco di tempo di venticinque anni. Un calcolo un po’ largo, considerando la lunga ‘pausa’ di qualche anno fa. Flo Scwarz è l’unico che dagli anni ’90 ad oggi abbia tenuto fede a questa volontà di andare oltre, di fare della musica che fosse in grado di guardare a 360°, infischiandosene di barriere e generi. Il bello di questo “A Century in the Curse of Time” è che riesca a suonare come un album dei Pyogenesis senza troppe limitazioni. Il lato più metal e spesso ‘and roll’ ed è onnipresente, apre l’opener “Steam Paves Its Way (The Machine)”, con un incedere che ricorda i Carcass di “Heartwork”, i quali prima di abbandonare il grindcore, in una certa misura forse hanno guardato proprio ai Pyogenesis. Chi puo’ dirlo! Metal veloce, death and roll spinto, con qualche tratto hardcore e in questo tutto normale. I tagli melodici, gli arpeggi freschi e ariosi, gli inserti in clean vocal che ben si sommano alla musica, le atmosfere che rievocano un epic e melodic metal. Alternativi per qualcuno, oggi, mentre anni fa erano soltanto loro stessi: liberi, spensierati, ma sicuri di scrivere buona musica. Eppure in pochi li seguivano allora, mentre i più li hanno dimenticati. Basta approcciarsi a “This Won’t Last Forever” per ritrovare quella carica intrinseca della musica e di un parco voci appassionato, ma senza brillare per chissà quale bellezza canora. “The Best Is Yet to Come” è un brano che forse piacerebbe suonarlo ai Metallica. Lo si vedrebbe bene James Hetfield in quel contesto, ma mai i Metallica saprebbero inventarsi un coro così accattivante. Il parco canzoni è comunque variopinto e forse imprevedibile, come nel caso di “The Swan King” che sembra un misto di AOR e Sting. Poi c’è la conclusiva “A Century in the Curse of Time” poetica, eterea, forse un pochino pretenziosa, ma una suite comunque bella. Insomma, qualcosa di estroso e libero, come la storia dei Pyogenesis sempre ha comandato ai suoi attori. La storia continua, dopo tredici anni dal precedente lavoro.
(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10