(AFM Records) Dopo il discreto “Contingent”, i Pyramaze tornano con un disco più ambizioso: non vi lasciate ingannare dal titolo, i danesi non hanno nessuna voglia di mollare! “Epitaph” però presenta qualche ombra… “A Stroke of Magic” ha la solennità e le partiture del miglior power/prog di classe, e “Steal My Crown” è ancora più fluida, tastierata, accattivante. Sembrano le premesse per un disco grandioso, ma poi accade qualcosa: i brani diventano in larga parte più easy listening (provate con il melodic metal/rock di “Bird of Prey”, o con il chorus ruffiano di “Indestructible”), con qualche suono elettronico (“Your Last Call”), e sconfinamenti in un generico melodic metal dai toni accattivanti e pomposi (“Final Hour”, con la sua scoperta citazione da “Bohemian Rhapsody”). Per fortuna la fine del disco torna ai valori dei primi brani: prima la matura power ballad “World Foregone”, con il suo coro di voci bianche ad alternarsi con Terje Harøy, quindi l’epos di dodici minuti “The Time Traveller”, cui partecipano, udite udite, sia Lance King che Matt Barlow, entrambi ex-singer. Il bilancio finale è dunque positivo, ma viene da chiedersi perché questa band non riesca più a produrre un opus ottimo sotto tutti gli aspetti, che eguagli i luminosi risultati di inizio carriera…
(René Urkus) Voto: 7/10