(Graviton) Rieccoli, gli inglesi Pythia: una di quelle (poche) formazioni power/gothic che valga la pena ascoltare ancora alla fine del 2012! Tre anni dopo “Beneath the veiled Embrace” la band guidata dalla bella Emily Alice Ovenden è pronta a dare alle stampe il disco numero due, che supera sotto tutti gli aspetti il già riuscito predecessore. Ancora una volta, la cura per l’immagine e il dettaglio risulta maniacale, e la produzione è pulita senza essere plastificata. Vediamo i brani più significativi. Quattro accordi facili, una grande voce e un ritornello incisivo: a volte non serve altro per creare una grande opener come “Cry of our Nation”. Classiche atmosfere gotiche in “Kissing the Knife”, mentre cresce la velocità in “Just a Lie”. Altro refrain semplice e vincente in “Dark Star”: un disco che con l’avanzare della scaletta si conferma semplice, immediato e riuscito. Abbiamo poi i ritmi da power ‘quasi’ puro in “Long Live the King”, mentre “The Circle” non ci fa mancare neanche qualche accenno fiabesco alla Eflman. Il pezzo più complesso e teatrale è “My perfect Enemy”, quello più veloce ed enfatico “Heartless”: insomma, una scaletta di circa 50 minuti senza filler e cali di tono. Se fossero stati in attività a metà anni ’90, i Pythia avrebbero forse potuto rivaleggiare in popolarità con gli stessi Nightwish: consigliato.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10