(Cimmerian Shade Recordings) Conobbi questo progetto internazionale ed assurdo un paio di anni fa quando uscì “Scarab” (recensione qui). Line up vasta ed eterogenea, che in questa release conta ben dieci musicisti e che porta ad una mission assolutamente invariata: doom psichedelico privo di regole ed inquadrature standard o convenzionali; questo vuol dire che attorno ad un concetto pseudo doom (oscuro, pesante, sporco) c’è un po’ di tutto, dal tribale all’etnico, dal metal al noise-drone, dal quel che vi pare a quel che vi passa per la testa. E non sto scherzando. Ma questo “Kala” mostra un’evoluzione, un passo avanti importante. Tanto per cominciare i brani hanno una forma più umana, tanto che ora la durata minima di un brano del precedente lavoro (circa 8 minuti) è l’attuale durata media, rendendo ogni traccia più fruibile e meno dispersiva. Poi il fattore ipnotico dato dall’elemento etnico (di matrice orientale) è esaltato in maniera intelligente, dando origine a complesse figure ritmiche, con tempi dispari o pulsazioni strane, non scontate, restando comunque mostruosamente magnetiche e pazzescamente fruibili. “Onyx” è un capolavoro di allettante fattura. Epicità post mortem su “Quartered”, assurdità psico-ambientale con “Quartz”. “Deep Blue” vibra e pulsa, sembra un brano dotato di vita carnale guidata da una forza spirituale. Rituale, ma anche putrefatta e spietata, la lunghissima “Throne of the Void in the Hundred Petal Lotus”. Se “Scarab” peccava di complessità labirintica, forse non completamente intenzionale, questo “Kala” propone un maggiore livello di contorsionismo ritmico e sonoro, ma il tutto assemblato con una perversa intelligenza capace di attirare, coinvolgere e sedurre: è facile perdersi durante questi quasi cinquanta minuti; un labirinto nel quale spesso non si ha minimamente idea di quale sia la traccia che sta suonando e/o quanto manchi alla fine della stessa; ma non c’è nemmeno l’ombra di un’uscita da quel labirinto, un’uscita che nessuno desidera e nessuno cerca. Anzi, l’ascoltatore vaga senza una direzione, senza una meta, con un’intima e segreta speranza di non trovare mai quell’uscita, quel portale verso il ritorno alla tragedia del mondo reale.
(Luca Zakk) Voto: 8/10