(autoproduzione) Si può soprassedere sulla registrazione e la resa sonora finale di questo lavoro ispirato alla celebre opera di Dante Alighieri, tuttavia col trascorrere dei minuti risulta chiaro che la vastità delle idee supera di gran lunga l’effettiva consistenza del risultato finale. I Quma passano dal punk al grunge, dal rock and roll alla psichedelia, arrivando a creare una cortina di situazioni che in fatto di concretezza non portano a molto. Dopo l’intro dai toni mistici, “Filthy Beauty” appare come una sbarazzina versione dei Melvins, con l’aggravante di tirare avanti per oltre otto minuti. “Friend or Foe” è un miscuglio di cose e “Funky machine” dal titolo lascia intendere lo spirito funny e scanzonato del brano stesso. “Judas” vive di interruzioni e improvvise esortazioni, con una linea vocale portante fin troppo deludente. “Oblivion” sembra arrivare dal flower power della West Coast. Perché si ritrova in mezzo a canzoni come “Filthy Beauty” o “Friend of Foe”? Difficile saperlo. Lo spirito che anima “De Vulgari Eloquentia” ha un tono grunge, cioè ricalca quello spirito libero e derivato da più stili che con un atteggiamento pseudo punk metteva tutto insieme. A dire il vero i Quma sembrano avere comunque un gusto personale e un capacità di suonare superiore al semplice istinto punk, volte forse a una concezione crossover. Proprio il nucleo centrale della canzone “Oblivion” lo lascia capire. Certamente giovani, sicuramente ambiziosi, l’iniziativa e le intenzioni dei Quma sono legittime, tuttavia qualcosa di troppo e ancora approssimativo vive nelle composizioni. Molti gruppi in via di sviluppo presentano questo, ma se ciò è abbinato a un istrionismo senza bussola, allora il risultato finale rischia di essere compromesso.
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(Alberto Vitale) Voto: 5/10