(Candlelight) Si abbassano le luci, l’oscurità guadagna qualche palmo sugli oggetti che vi circondano e in quegli angoli più bui sembra di vedere forme bestiali agitarsi. Nel caso abbiate necessità da svolgere un rito nero oppure una discesa nell’anima, potrebbe essere questo “The Asthenic Ascension” un sottofondo adeguato. Tuttavia i Reverence, si sa, non sono una band di estrazione ambient e non sono, come spesso si sente dire, una black-industrial band (per il connotato industrial ha contribuito la precedente trilogia fatta da “Industrial Mental Concept”, “Chamber of Divine Elaboration”, “Inactive Theocracy”), i Reverence sono autori di una musica tenebrosa, malata e con distorsioni molto granulose, caotiche, ma in funzione di melodie laceranti, epiche e dannate. Proprio le melodie sono la vera atmosfera che si erge dal tessuto, dallo scheletro dei pezzi, costituito da una ritmica possente, continua e regolare. In queste fasi nervose, disturbate e malate si affacciano anche momenti più profondamente oscuri, sperimentali, e che escono fuori dallo schema black metal. Come definire quei passaggi è arduo, non si può parlare, ma a stretto giudizio di chi scrive, di industrial, piuttosto c’è un aspetto marcatamente sinfonico e qualche divagazione criptica e, come già scritto, sperimentale; quasi in sintonia con i Blut Aus Nord (con loro fecero uno split, tempo fa). Questa musica grandiosa e cattiva ha ottimi momenti di espressione, su tutti “Those Who Believed”, canzone dai riff potenti e lunatici, le atmosfere a tratti crepuscolari e dilatate, ma anche un senso di incopiutezza insita nelel canzoni. “The Asthenic Ascension” è quel genere di album che ascoltato più volte, dopo aver colpito per il sound d’impatto, nella pratica non riesce a evidenziare in modo netto qualche canzone e piantarla così nel cervello dell’ascoltatore. Per chi adora un sound perfido e devastante i Reverence possono essere soddisfacenti, ma nel livello della qualità e degli arrangiamenti, qualcosa viene meno.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10