(Beverina / Casus Belli Musica) Ripubblicazione del debutto della one man band americana Ramihrdus, grazie alle due label che si sono prese in carico il nuovo disco “Midsummer’s Twilight” (recensione qui). “Eternity” rivela le origini, svela le basi che hanno condotto il progetto all’ultimo lavoro, mostrando in maniera chiara il punto di partenza di una evoluzione stilistica interessante e marcata. “Eternity” non mostra ancora le divagazioni più atmosferiche recenti, anche se conferma la base ispirata al DSBM. “Eternity”, piuttosto, mescola un black metal depressivo più ancestrale e viscerale, meno curato e più diretto, con il dungeon synth, punto di inizio verso la successiva direzione atmosferica del sound. Sul debutto il sound è più trionfale, più pesante, più sofferto, tanto da rivelare una innegabile somiglianza con Lustre, cosa che con il secondo album sarà ancora presente ma meno evidente. Brani come “Crypts of the Frost Storm” sono più orientati a sonorità estreme, mentre “Lake Evendim” o la title track offrono più dinamismo synth. Oltre al coinvolgente dungeon synth, c’è molto folk, c’è medioevo, c’è black inizi anni ’90, ci sono atmosfere cupe e oscure, oltre a riff innegabilmente catchy. “Eternity” oggi è interessante sia per rappresentare quel punto di partenza ma anche per la sua integrità ed essenza: nonostante il sound di Ramihrdus si sia molto evoluto, rimane innegabile che “Eternity” resta ancora una affascinante perla di oscurità immensa.
(Luca Zakk) Voto: 7,5/10