(Testimony Records) Scelto un nome forse fuorviante, il chitarrista e voce Daniel Stelling e il batterista Moritz Paulsen nel giro di poco tempo si sono dati da fare per esordire con il loro primo album dal marcescente titolo “Infectious Vermin”. Palesemente una death metal band come suggeriscono il suo nome e il titolo dell’album, un binomio subdolamente rozzo, putrido, sfrontato, eppure lo stile musicale è a suo modo ricercato. L’ascolto di “Infectious Vermin” in realtà suggerisce alla mente molte influenze, anche importanti e al contempo diversificate. Il duo teutonico si presenta con una produzione chiara, con linee vocali cangianti, scream, harsh e growl, proposte da ambedue i musicisti. Il death metal poi è suonato sia in modo serrato che diluito da riff dannatamente thrash metal, con la batteria che abbassa il regime delle andature e sempre con una buona robustezza ma dinamica. Moritz Paulsen svaria dai blast beat ai mid-tempo con stacchi continui e infiniti che tirano i pezzi verso picchi interessanti. Emergono momenti che rievocano i Behemoth, Macabre, i tardi Morbid Angel, qualcosa dei Bolt Thrower, Debauchery, At The Gates, Paganizer, addirittura “Swarmiong Death” fa pensare al death and roll come certi frammenti sparsi, tipo in “Tails Unknown”. Insomma, c’è un’infezione di death metal rigurgitato, rivisto un po’ ovunque nelle tredici missive dei Rats Of Gomorrah, come se se si andasse verso le tipiche bordate death metal dei tardi anni ’90, quasi 2000, e le inevitabili variazioni stilistiche udite proprio in quegli anni. Stelling e Paulsen però riescono a essere contemporanei, il sigillo dell’old style non è contemplato perché c’è dinamismo dal duo e risulta paese sin dalle prime composizioni. Non si vuole nascondere che su tredici pezzi si palesano delle ripetizioni però nel complesso c’è abbastanza intraprendenza da parte dei Rats.

(Alberto Vitale) Voto: 7,5/10