(Memento Mori) Altro album death pestato, altra intro maligna di un minuto e rotti che prepara ad un devasto sonoro all’insegna della quasi cacofonia sonora. Quasi, appunto… perché dietro a lavori di questa risma l’impegno creativo non è certo da poco. La batteria che difficilmente si controlla, i riff che scatenano l’inferno in terra, una voce da terremoto messicano… tutto concorre nel formare un amalgama oscura e potente, tanto che gli episodi di (apparente) calma si contano sulle dita di una mano. Nessuna possibilità di riprendere fiato, qui si corre dalla prima all’ultima traccia, né ci si deve illudere che qualche canzone possa fare da intermezzo strumentale, figuriamoci. Insomma, siamo lontani anni luce sia dal black atmosferico che dal death tecnico. Una sorta di limbo di genere se si considera che i Ravenous Death non sono nemmeno brutal, una sorta di centro di un triangolo insomma… La cosa certa è che questi pestano e lo fanno con una cattiveria e disinvoltura da far pensare che forse questa musica è pure facile da suonare. Visto l’esiguo numero di band che riesce a essere credibile in questo genere musicale, c’è da scommetterci la capoccia che qui la facilità esecutiva non sia propriamente di casa. E i Ravenous Death fan parte di questo gruppetto.
(Enrico Burzum Pauletto) Voto: 8/10