(Massacre Records) Ho sempre difeso a spada tratta (ad esempio qui e qui) i tedeschi Rebellion, nati dall’antica scissione dei Grave Digger e ormai da anni progetto del tutto indipendente (dei transfughi resta soltanto il bassista Tomi Göttlich): con la stessa confidenza oggi mi sento un po’ di bacchettarli, perché questo ottavo full-length, che fin dal titolo si richiama allo splendido esordio (che era incentrato sul ‘Macbeth’), e vuole di nuovo mettere in musica le cose più truci di Shakespeare, zoppica e non poco. Semplice calo di ispirazione? Può essere, ma siamo forse alla prova meno riuscita di Michael Seifert e soci. “A Fool’s Tale” si attesta come mid-tempo sferragliante nella tradizione della band; rispetto al passato, i suoni scelti rimandano ancora di più al metallo classico, se non addirittura ai Black Sabbath (la cosa sarà evidentissima, oltre nella scaletta, in “Black is the World”). Energica “Dowerless Daughter”, che però comincia a manifestare il principale problema del disco: le parti parlate/recitate da Shakespeare sono troppo lunghe! La cosa è particolarmente stucchevole in “The Mad shall lead the Blind” e “Truth shall prevail”, appesantite dalle voci al punto da stufare. “Storm and Tempest” tiene fede al proprio nome, con accelerazioni power molto marcate; convincente anche “Battle Song”, a testimoniare forse che i ribelli riescono meglio quando si muovono sul ben noto terreno del tradizionale heavy/power germanico. La doomeggiante e drammatica “Farewell”, per quanto ben riuscita (anche grazie alla lunga coda), non può rovesciare le sorti di un disco che è incerto nei suoi fondamenti. Pazienza: i nostri sapranno certamente rifarsi.
(René Urkus) Voto: 6,5/10