(Noise Appeal Records) Il duo austriaco Reflector è in giro da oltre vent’anni con il loro sludge/doom Metal spesso principalmente strumentale. Vent’anni che non hanno poi portato molto, chiudendo la band in circolo vizioso stilistico dal quale era difficile uscire. Questo, però, fino all’arrivo di Martin Plass, bassista e vocalist già attivo da molti anni in varie altre bands… non un novizio, decisamente un veterano del rock. Ed è qui che tutto è cambiato prendendo una nuova piega, svoltando con decisione: una voce tetra ma anche brillante e potente, linee di basso suggestive ed avvolgenti, alternanze di luci e ombre, di metal e doom lacerante… tutti elementi che sfociano in questo piccolo capolavoro del genere, simbolicamente e propriamente intitolato “Turn” (traducibile come ‘cambio di direzione’)! Doom che si evolve, doom che diventa dark, dark che si incrocia con il metal… atmosfere tetre e riff graffianti. Doom lento, lentissimo, con “Turning”, un doom con accenti melodici geniali, con un appeal che mi riporta alla mente i Morphine incrociati con nomi noti quali Lord Vicar o Saint Vitus. Più crudele “Grim Reaper” con un singing più urlato, un brano che rivela un lato metal più marcato di quello dark della nuova era dei Reflector. Pesante e fumosa “Bar”, meravigliosamente lenta ed incisiva “Leave the Rave”, un brano che rivela una fantasia compositiva davvero notevole (basta ascoltare la batteria nelle lunghe pausa tra un un accordo e l’altro delle chitarre!). Riff sensuale e provocante nella meno tetra “Down the Drain”, prima della stupenda e conclusiva “If You Go Away”, un brano che emana una luce funerea, quasi una ballad, quasi un addio, quasi un testamento, un brano dove il nuovo vocalist riesce ad interpretare con lascivo trasporto, con religiosa devozione. Album difficile da descrivere con delle semplici parole. Certo, c’è il doom, c’è un ottimo vocalist, c’è fantasia, ci sono le componenti tipiche che gli amanti del genere esigono… ma ci sono una infinità di altri dettagli, di arrangiamenti, di corde pizzicate in un modo piuttosto che nell’altro, di piatti percossi con una enfasi diversa dal quello che ci si aspetta… ci sono una infinità di sfumature di grigio che vanno percepite, inalate, assorbite per capire l’altissimo livello di “Turn”. Un album da ascoltare con erotica passione. Un album nel quale abbandonarsi completamente, senza ritegno, senza pregiudizi.
(Luca Zakk) Voto: 9/10