(RivelRecords) Il ragazzo prodigio del christian metal, Tommy Johannson, torna con il quarto album in quattro anni: stavolta lo troviamo a cantare, con il suo powerboombastico, la tragedia del Titanic. Ho seguito dagli inizi, e con molta simpatia, la carriera del corpulento polistrumentista svedese, ma già nel precedente “Majestic” avevo notato una certa stanchezza compositiva: la sensazione di deja-vu è decisamente aumentata in questo “1912”, troppo simile ai tre dischi precedenti per non generare qualche perplessità relativa alla staticità del sound e del songwriting. La titletrack apre benissimo: doppia cassa, tastiere onnipresenti, acuti come se piovesse, melodia zuccherosa ma ispirata. Il fatto è che questa descrizione andrebbe benissimo per tutti (o quasi) i brani in scaletta, up-tempo costruiti in modo abbastanza simile, che l’ascoltatore comincia a distinguere soltanto dopo diversi ascolti. “Terror hasbegun” ha una marcia in più, forse grazie al bridge e al solo; vaghissimi tocchi à la Queen nei cori di “The FallofMen” (ma le ritmiche restano sempre purissimo power). “The Voyage” è la cavalcata più riuscita, ma in “Reachfor the Sky” il numero degli acuti non necessari è insopportabile anche per il più accanito fan di Morby dei Domine. Arriviamo così a “Farewell” e alla coda operistica “Lost at Sea” con tanta stanchezza e anche un po’ frastornati. Se non conoscete i ReinXeed, probabilmente questo “1912” vi convincerà da subito; ma se possedete “Higher”, “The Light” e “Majestic” noterete un vistoso calo della performance e una insistita ripetizione di schemi abusati. Speriamo che Tommy si renda conto che è meglio puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità.
(Renato de Filippis) Voto: 6/10