(Soulseller Records) Un’accozzaglia di cose questo album. Capisco l’attitudine estrema e magari anche di tipo underground (i suoni sono ben registrati, ma hanno quella patina di grossolanità) ma questa band mischia atteggiamenti death metal prima maniera (tra l’americano e lo svedese) con una specie di hardcore, black metal, brutal e altre cose. Tutto molto tirato e aggressivo, con atmosfere svalvolate, necrotiche, ombrose, spesso allucinanti, ma con una sequenza e una logica compositiva che alla fine sembra solamente una approssimativa messa in scena di situazioni estreme, prive però di quella carica qualitativa necessaria per dire che “Up from the Sewers” è un album interessante. Estremo si, variegato nella sua essenza di sicuro, ma c’è una frantumazione del songwriting che rende il tutto molto caotico. La Soulseller elenca tra le influenze dei Repuked i Pungent Stench, facile pensare a loro con pezzi del genere, ma gli svedesi non esprimono quella stuzzicante follia. C’è il caos, c’è il disturbo di una personalità musicale che si frantuma e viaggia su ritmi, accelerazioni, passaggi, riff che si susseguono senza una linea creativa coesa. Ammetto che quei suoni così crudi, fragorosi e resi comunque chiari hanno un loro fascino, ma ascolto dopo ascolto ancora non riesco a tenermi nella testa niente perché alla fine credo che “Up from the Sewers” sia un album disordinato.
(Alberto Vitale) Voto: 5,5/10