(Cyclone Empire) Già conosciuti in Metalhead per gli album “Deathevokation” (QUI) e “Manifested Darkness” (QUI), i tedeschi Revel In Flesh ritornano con il terzo album in studio, pubblicato a inizio dicembre 2014, ovvero l’anno nel quale la band si è contraddistinta per una serie di split. Anche questa volta il lavoro alla consolle è stato giostrato dal sapiente Dan Swanö. Confermata l’arte di Juanjo Castellano per una copertina assolutamente affascinante, come del resto l’autore ha sempre fatto sia per i Revels, sia per band come Belial, Paganizer, Putrevore e tanti altri. Il sound? Vecchio death metal di stampo svedese, anche questa volta. Un retaggio alla Dismember e Hypocrisy, soprattutto i secondi, emerge in questi pezzi composti di maniera, ma nella sostanza gradevoli per come sanno essere scorrevoli nella maggior parte dei casi e tenebrosi, ma in misura minore. L’impressione che si ricava da “Death Kult Legions” è che la band teutone si sia impegnata a smussare gli angoli del proprio sound; ripulire con riflessione ogni eccesso e rendere i pezzi ordinati, rispettando le sonorità della tradizione alla quale si rifanno e contemporaneamente nitide nel sapere mostrare ogni singolo strumento nell’economia dei pezzi. Il basso chiaro e sempre presente e udibile di Götzberg è la dimostrazione di come Swanö abbia limato ogni aspetto del sound, ma soprattutto la stessa band dimostra di essere maturata nel songwriting. Haubersson ha un growl ruggente, ma a tratti anche profondamente mortuario e questo permette in più occasioni di appesantire l’atmosfera, renderla insomma più cupa. Adorabile “Frozen Majesty”, canzone con qualche cambio melodico in più e una buona trama del riffing che sa comunicare angoscia e melodia insieme. Niente male anche “Cryptcrawler” che riprende qualche tratto dei Bolt Thrower. Buona anche la cover dei Manilla Road, “Necropolis”. Si confermano per gli appassionati del death metal alla svedese i Revel In Flesh, senza rirpoporsi con chissà quali novità. La differenza tra il piacere o meno, tra l’essere accattivanti o risultare indifferenti la fa, in questo “Death Kult Legions”, solo l’eventuale capacità dei musicisti nell’avere scritto oppure no dei pezzi interessanti. Costoro suonano meglio in questo terzo album, il quale però non fornisce notevoli tratti distintivi rispetto alla tradizione.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10