(AFM/Audioglobe) Lo split dei Rhapsody of Fire ha dato moltissimo materiale alle riviste metal, e anche MetalHead ha affrontato l’argomento in una intervista con Alessandro Conti (QUI), per cui ritengo superfluo tornare sulla faccenda. Nessuno può negare che Luca Turilli la propria strada l’abbia presa, e anche con un netto successo bisogna dire… ma che dire dei suoi antichi compagni Alex Staropoli, Fabio Lione, Alex Holzwarth, e dei nuovi membri della ‘band madre’? Ce la faranno a ‘tenere il passo’ e a confermarsi come la più amata e premiata italian metal band di tutti i tempi? Parte della risposta dovrebbe trovarsi in questo doppio live “From Chaos to Eternity”, il primo prodotto che i Rhapsody of Fire pubblicano con la loro nuova etichetta, la AFM, e che è una testimonianza del tour dell’anno passato. Ho provato in tutti i modi a prepararmi all’ascolto senza pregiudizi, ma come accade a tutti gli altri appassionati mi ronzano in testa una serie di domande che saranno pure oziose, ma mi risultano imprescindibili: un contratto con la pur rispettabilissima AFM è inferiore a uno con la Nuclear Blast? Dato che Turilli ha già pubblicato un disco in studio, come si fa a giudicare quello che faranno i Rhapsody of Fire senza effettuare paragoni? E soprattutto: chi sono, adesso, i ‘veri’ Rhapsody? E temo che questo live non appaghi la maggior parte delle mie curiosità… Ci sono anzitutto alcuni elementi che non mi ispirano, a prescindere da tutto: l’album è un collage di concerti diversi (è presente in modo significativo anche la data di Milano), e così si perde un po’ la spontaneità della dimensione live; le parti preregistrate sono necessarie, ma in un paio di casi decisamente invadenti (almeno tre intermezzi sono praticamente non suonati sul palco); la scaletta ricomprende, praticamente nella sua interezza, il precedente “Live in Canada”, compreso il drum solo di Alex Holzwarth. Con queste premesse, possiamo lodare quanto vogliamo la produzione, la registrazione, la verve di Fabio Lione, le scelte di una scaletta oggettivamente equilibrata, che non sacrifica troppo le prime uscite… ma qualcosa finirà inevitabilmente per non quadrare! Non me la prendo sicuramente con Tom Hess, che la chitarra sicuramente la sa suonare, ma si è trovato ad essere lo scomodo bersaglio di critiche superficiali; e devo dire che ho gradito in modo particolare i siparietti medieval folk di “March of the Swordmaster” e “Knightrider of Doom”. In ogni caso, temo che per un giudizio sui ‘nuovi’ Rhapsody of Fire aspetterò il prossimo disco in studio.
(Renato de Filippis) Voto: s.v.