(Sliptrick Records) Pur senza cambiare le sorti del mondo, il secondo album dei greci Rhodium si inserisce bene nel filone del power ellenico: i nostri inclinano talora verso il thrash e (più raramente) verso il prog, per cui il loro sound può ricordare da una parte gli InnerWish, e dall’altra formazioni come i Valor – e a tratti anche i primi Firewind. Nella grintosa “Man of Honor”, il singer Mike Lee dimostra subito di avere come punto di riferimento gli strilli di Tim ‘Ripper’ Owens; vibrante, con pattern ritmici quasi thrash “Delirio”. La titletrack si concede prima una cupa intro d’atmosfera, e prima un refrain cantilenante e sottilmente minaccioso; gli archi qui e lì danno al brano un taglio sostenuto. Il prog fa capolino nella più complessa, a tratti violenta “The Emperor”, e soprattutto nella stratificata “Sisters of Fate”; dal canto suo, “Tapestry of Time” è una ballad in crescendo sullo stile degli Iced Earth di qualche anno fa. Si chiude con “DoomsDay”, una tirata al vetriolo che può richiamare anche gli ultimi Vicious Rumors. Se amate il power più arcigno, “Sea of the Dead” è qui che vi aspetta!
(René Urkus) Voto: 7,5/10