(Memento Mori) Settimo album per Rigor Sardonicous, band statunitense che ha un modo tutto particolare di intendere il funeral doom. Qui non troviamo atmosfere gotiche, decadenti o malinconiche tipiche del genere, mentre troviamo un’attitudine estrema più affine al grind… ma al rovescio. Quello che intendo dire è che, se il grind estremizza il punk, il death e l’hardcore portandoli a velocità esorbitanti, i Rigor Sardonicous prendono la strada opposta, rallentando le canzoni al limite dell’assurdo. A confronto, i primi Cathedral suonavano speed metal, mentre Chris Barnes è uno screamer, se paragoniamo il suo growl a quello gorgogliante e disumano di Joseph Fogarazzo. Il riffing piuttosto monolitico e simile tra un brano e l’altro non aiuta certo la fruibilità di un disco come questo, il quale si conferma una mattonata difficile da assimilare. Eppure “Praeparet Bellum” riesce ad affascinare proprio per quella capacità di spingersi oltre, per proporre qualcosa di assolutamente monolitico e pesante come se fosse una versione molto, ma davvero molto rallentata dei Godflesh. Un album sicuramente non per tutti, un mattone estremo di rara pesantezza, eppure estremamente accattivante se si riesce ad entrar nel suo mood.
(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10