(code666) “Orchestral, Progressive Doom Metal”? Non sono sicuro che la definizione sia corretta, anche perché in questo loro secondo EP (che fa seguito all’album del 2013) gli australiani Rise Of Avernus propongono un incrocio di death metal, pieno di tracce gotiche evidenziate da un massiccio supporto orchestrale. Cinque buone tracce, dove le linee vocali sono elaborate, le teorie sinfoniche non risultano innovative ma decisamente molto efficienti e con un riffing costantemente intenso, grintoso, cadenzato che mai arriva a tempi eccessivamente veloci, offrendo quindi una particolare intensità espressiva. Grintosa la opener “In The Absence Of Will”, seguita dalla curata “Path to Shekinah”, dove l’elemento orchestrale prende più forma, più corpo e dipinge uno scenario oscuro e deviato. Molto bella “Acta Est Fabula” dove è ospitato Grutle Kjellson degli Enslaved mentre è decisamente coinvolgente “An Alarum Of Fate”, una canzone che mette in evidenza tutti gli strumenti e vanta una grandiosa sezione con piano e basso seguita da un movimento teatrale molto intenso, prima della potente e conclusiva “In Hope We Dream” con un’ottima voce femminile. Un EP interessante, che merita diversi ascolti per essere capito, anche se difficilmente lascia il segno rendendosi indimenticabile. Il lavoro compositivo, tuttavia, è esemplare ed ogni canzone riesce a materializzare un suo piccolo mondo privo di luce, che cattura, attrae, sconvolge.
(Luca Zakk) Voto: 6,5/10