(Code666) Gli esordienti australiani Rise of Avernus si inseriscono in modo assai degno, con questo “L’Appel du Vide”, in quel filone gothic/doom che è stato inaugurato dai Paradise Lost e dagli Anathema, e poi si è evoluto su una propria linea che passa principalmente per gli Opeth o i Pain of Salvation. Tutti i gruppi citati, chi più chi meno, mi sembrano entrare a far parte del sound. “A triptych Journey” coniuga bene diverse cose: grazia, rabbia, melodie orchestrali e potenza; funziona bene e non è banale la scelta della doppia voce maschile e femminile (quest’ultima ad opera della bella Catherine Guirguis). Con un tocco di power fantasy in più, credo avrei addirittura fatto il nome dei Battlelore! “The Mire” aumenta ancora la dimensione gotico-cinematografica; spinge invece su territori da black sinfonico decadente “Disenchanted”, mentre “Embrace the Mayhem” non disdegna addirittura l’inclusione di un sassofono. Si chiude con “As Soleness recedes”, che potrebbe essere considerata la ballad, decadente e malinconica, del lotto. Un disco dove prevale una oscurità pregna di bellezza, e che personalmente mi ha riportato a quelle atmosfere del metal inglese di inizio anni ’90 che adoro e che non trovo più in giro.
(Renato de Filippis) Voto: 7,5/10