(ViciSolum Productions) Da un po’ di tempo a questa parte, è ormai consuetudine per i musicisti appartenenti alla scena estrema scandinava approcciarsi a sonorità meno esasperate e più rock oriented. Basti pensare a Nicke Andersson, mente degli Entombed, passato successivamente a mettere in piedi grandi gruppi rock come Hellacopters ed Imperial State Electric. Lo stesso dicasi per i Road To Jerusalem, nati nel 2016 e formati da membri di bands come Konkhra, The Haunted, Invocator, Hypocrisy e Soilwork. Quella che potrebbe apparire come una all stars band in ambito estremo, ha invece deciso di dare sfogo alla passione dei musicisti verso l’hard rock dei ’70s, ma riletto con sonorità più attuali. L’opener “Andromeda’s Suffering” è aperta da un giro di basso e batteria che creano un groove ipnotico, ottima base per le chitarre che alternano momenti in sordina a scariche massicce dal sound valvolare. “Widowmaker” è zeppeliniana fino al midollo, con il singer Josh Tyree che fa il verso a Robert Plant, ma con una timbrica leggermente più rauca. È proprio la band del dirigibile ad essere una delle influenze principali dei nostri, insieme a Pearl Jam (da sempre considerati come una deriva più oscura del zeppelin sound) e sonorità più groovy vicine a certe cose degli Audioslave. Un mix efficace, in bilico tra heavy blues dei ’70s, malinconia grunge ed un groove potentissimo ed ipnotico. Un debutto decisamente gradevole.
(Matteo Piotto) Voto: 7,5/10