(T-boy / Zodiac Swan / USM) Rob Zombie, ovvero Robert Bartleh Cummings, è tra gli artisti a stelle e strisce più noti. Musicista, regista (prima di questo album si è visto in giro con il film “le Streghe di Salem”), scrittore, un personaggio a 360°, anticonformista e non, innovatore e non. Rob Zombie è una figura. Una specie di icona e un suo nuovo album stimola un po’ il carrozzone mediatico. Sinceramente non ho mai ritenuto Zombie un autore fondamentale, ma di sicuro ha sempre saputo “vendersi” bene, scegliere i canali giusti, perseguire le proprie passioni e sapersi anche riciclare, compresa la sua arte. Non per essere impietoso ma è un’analisi, per quanto soggettiva, un’opinione che resta a margine e non intende offuscare la mirabile figura di Rob. “Venomous Rat Regeneration Vendor” è Rob Zombie allo stato puro, cioè quel sound metal e imbastardito dall’elettronica, quindi industrial, e dalle ultime tendenze. Per tanto chi conosce la sua musica sa bene a cosa andrà incontro. Ci sono i ritornelli accattivanti “Ging Gang Gong De Do Gong De Laga Raga”), i pezzi che quasi si potrebbero ballare (“Revelation Revolution” e altre canzoni), o pogare (“Lucifer Rising” e altre), i titoli e le tematiche sex horror (“Teenage Nosferatu Pussy” e “The Girl Who Loved a Monster”). C’è anche una cover, “We’re an American Band” dei Grand Funk Railroad. E’ la solita brodaglia con quel clima e stile carnevalesco, splatter che popola la concezione RZ. Canzoni toniche, vivaci, d’impatto che sanno essere piacevoli. Ci sono tutti gli elementi, quelli di Rob e quelli che lui rivisita. Le cose di sempre, quelle per le quali sa farsi piacere, ma di sicuro non stupisce.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10