(Transcending Obscurity Records) L’album vede come protagonisti dei riff portanti, almeno uno per ogni canzone, che determina il climax per ognuna di essa. Johansson sviluppa i pezzi allo stesso modo di sempre, fedelmente legato al melodic death metal della sua Svezia, oltre che della sua industriale produzione annuale! Rogga Johansson è un musicista che pubblica molti dischi all’anno, meno come solista, da poco a dire il vero visto che questo è il suo secondo, mentre il primo fu “Garpedans” di due anni fa e con un paio di EP successivi. La maggior parte lavori sono con vari progetti sparsi: si ricorda la collaborazione con Paul Speckmann (Master, Abominations ecc.), i Megascavenger, i Paganizer, Ribspreader e molti altri. All’età di 43 anni Rogga è titolare di una discografia sterminata. Viene spontaneo chiedersi sul valore della stessa, nonostante sia un ottimo chitarrista, e non solo, il suo comporre è decisamente inflazionato. Questo “Entrance to the Otherwhere” è pulito, preciso, come da copione, con suoni apparentemente compressi. I pezzi si impiantano nella testa soprattutto per quei suddetti riff portanti o refrain che ad un certo punto fioriscono e creano la melodia suprema, quella che trasporta l’ascoltatore. Solo 33′ per Johansson, espressi con chiarezza e precisione, con un modo di eseguire i brani pulito e stabile. Insomma, come prevedibile “Entrance to the Otherwhere” è molto limato, chi conosce il chitarrista sa cosa potersi aspettare da lui. Di certo non una qualche novità nel suo essere, tranne per la strumentale d’atmosfera, con synth e suoni dalla foresta di “Berget Veknar”, che per gli standard del musicista è un vero scossone! Il resto è tutto nelle norma.
(Alberto Vitale) Voto: 6,5/10