(RD Records) Forse non sono propriamente famosi, ma chi segue l’AOR e il classic rock avrà già inteso questa band, i cui musicisti hanno suonato con gente come Whitney Houston, Meatloaf, Roxette e altri ancora. Insomma, gente di mestiere che adesso con “spin” siglano il quarto album in studio. Intanto Leigh Matty si è guadagnata in giro diversi riconoscimenti, tra i quali il non trascurabile quinto posto nella classifica di Classic Rock magazine come “Lady Rock Singer of all time”. Niente male. Rock melodico, di stampo AOR, ben suonato, ben cantato e con un tasso compositivo dei pezzi che vanno dal livello discreto a quello buono. Album, “Spin”, il cui ascolto lo rende fsommariamente amiliare già la seconda volta. Quel genere di canzoni che ti scopri ad averle dentro all’improvviso da subito. Magari non tutte, certo, eppure riesce difficile pensare a qualche pezzo più debole tra i dieci. Roba molto classica: ritornelli di un certo tipo, riffing modulato e ammorbidito e plasmato a seconda del livello di ogni canzone, batteria semplice. Tutto rispetta l’insieme, il genere. Nessuna eleganza particolare, ma i pezzi suonano freschi o quanto meno piacevoli. “Touch” apre con un riff compulsivo, roba che ti entra nel cervello, con una struttura che potrebbe però ricordare Anouk, Roxette o chiunque, ma…funziona! “Already Gone” è già più ariosa, “Radio” si fa sentire per il suo incedere ritmato da batteria e chitarre all’unisono. Esistono canzoni più morbide, con “Love Will Come to Those That Wait” che si fa piacere da subito, eppure mai troppo melense. Gradevole il soul/rock di “Perfect Plan” che in alcuni istanti potrebbe ben funzionare in un lavoro di Tina Turner. Tutto sommato però i Romeo’s Daughter non sono roba sdolcinata, non indugiano in cliché eccessivamente stereotipati oppure in copiosi ‘già sentito’. Il merito è quello di fare delle canzoni proprie e di risultare per dieci volte su dieci almeno piacevoli e non da meno sinceri.
(Alberto Vitale) Voto: 7/10